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I SILENZI
DEL MAESTRO |
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All’improvviso
mi accorsi che ancor più delle sue parole e delle sue conversazioni
erano
importanti i suoi silenzi. All’inizio me ne accorsi per caso perché a
quel
Signore piaceva molto conversare e quindi avevo fissato la mia
attenzione sulle
sue lezioni e non mi ero minimamente preoccupato di prestare attenzione
alle
sue lunghe pause silenziose. Il motivo era molto semplice: queste
ultime erano
riempite dai miei interventi verbali per cui mi capitava, come è
normale,
riversare la mia attenzione a quel che aveva detto e a quel che io
avevo
risposto. (continua nella pagina Kremmerz)
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“ORDO AB
CHAO” |
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Messaggio del
Delegato Generale della Fratellanza Hermetica
Latino-Americana per il Solstizio d’Inverno. Noi
conosciamo la frase “ordo ab chao” come divisa dell’antico Rito
Scozzese e in
questo glorioso ordine massonico le parole “ordine dal caos”
rappresentano un
mito primordiale secondo cui l’ordine delle cose, dell’uomo e del mondo
scaturisce dal vortice degli elementi cosmici. Reghini
sosteneva inoltre che i numeri “oltre a essere strumenti di calcolo,
esprimono
qualità e archetipi, e i loro rapporti rispecchiano l’ordine del
cosmo”.
Affermava anche che il perfezionamento dell’uomo auspicato dagli ordini
massonici non va inteso in senso morale, come si crede erroneamente, ma
in
senso iniziatico, scientifico, ermetico. Soprattutto ermetico. (continua nella pagina Magnani)
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IL MITO DI
NARCISO (Meditazioni
su un
antico mito greco)
Il dramma maggiore dell’uomo di oggi è il narcisismo. Per intendere bene questo grave problema vediamo in primo luogo cosa racconta il poeta Ovidio nel “mito di Narciso”. “C'era
una fonte senza un filo di fango,
dalle acque argentate e trasparenti, a cui mai si erano accostati
pastori o
caprette portate al pascolo sui monti o altro bestiame, che mai era
stata
agitata da un uccello o da un animale selvatico o da un ramo caduto da
un
albero. Tutt'intorno c'era erba, rigogliosa per la vicinanza
dell'acqua, e una
selva che mai avrebbe permesso a quel luogo di essere intiepidito dal
sole. Qui (Narciso) il
fanciullo, spossato dalle fatiche della caccia e dalla calura, si getta
bocconi, attratto dalla bellezza del posto e dalla fonte, ma mentre
cerca di
sedare la sete, un'altra sete gli cresce: mentre beve, invaghitosi
della forma
che vede riflessa, spera in una amore che non ha corpo, crede che sia
un corpo
quella che è un'ombra. Attonito fissa se stesso e senza riuscire a
staccare lo
sguardo rimane immobile come una statua scolpita in marmo di Paro.
Disteso a
terra contempla le due stelle che sono i suoi occhi, e i capelli degni
di
Bacco, degni anche di Apollo, e le guance impuberi e il collo d'avorio
e la
gemma della bocca e il rosa suffuso del candore di neve, e ammira tutto
ciò che
fa di lui un essere meraviglioso. Desidera, senza saperlo, se stesso;
elogia,
ma è lui l'elogiato, e mentre brama, si brama, e insieme accende e arde. Ingenuo, che stai a
cercar di afferrare un'immagine fugace? Quello che brami non esiste;
quello che
ami, se ti volti, lo fai svanire. Questa che scorgi è l'ombra, il
riflesso
della tua figura. Non ha nulla di suo quest'immagine; con te è venuta e
con te
rimane; con te se ne andrebbe - se tu riuscissi ad andartene!” La citazione è solo una parte del racconto
di Ovidio nelle
Metamorfosi, è solo la parte centrale, quella che normalmente ha dato
il senso
alla parola “narcisismo” così come oggi la conosciamo. Nel mondo moderno il narcisismo ha assunto
proporzioni
inimmaginabili e impensate nella cultura antica e lo vediamo invadere
forme
dell’esistenza normalmente protette dal senso del pudore e della
riservatezza a
cui l’uomo comune sia adulto sia giovane dava grande importanza. Legioni di psicanalisti, psicologi e
analisti si farebbero
avanti per spiattellare le loro belle spiegazioni e interpretazioni che
non
spiegano nulla se non le rispettive fantasie e turbe mentali dei
cosiddetti
specialisti. Il problema in realtà va ricercato ben al di
là del mondo
della psiche che riflette solo in parte una realtà nascosta a cui
l’uomo
moderno non dà nessuna importanza e nessun valore. Come un bambino si
diverte
con i suoi giocattoli e solo con essi, così l’adulto rimasto bambino si
diverte
con i suoi nuovi giocattoli, oggetti astratti proiezioni del suo vuoto
interiore. Infatti, ciò che non vogliamo capire è che
l’adulto non è
altro che un bambino non cresciuto e non emancipato che si diverte con
le sue
immagini riflesse e che si rifiuta di crescere e di prendere coscienza
di quel
che è, da dove viene e dove è diretto. Per afferrare nella sua
profondità
questo principio la psicanalisi non serve, la psicologia dà spiegazioni
parziali e non sempre corrette, abbiamo bisogno di usare la scienza
integrale
dell’uomo, quella scienza che si spinge negli angoli più reconditi
della natura
umana. All’uomo integrale è possibile ciò che
l’uomo comune rifiuta
perché non intende ed è a lui che affidiamo le nostre considerazioni
per
penetrare nel dramma contemporaneo del “narcisismo”. Cosa succede a Narciso nel mito? Mentre era
nel bosco, si
imbatté in un laghetto profondo e si accucciò su di essa per bere. Non
appena
vide per la prima volta nella sua vita la sua immagine riflessa, si
innamorò
perdutamente del bel ragazzo che stava fissando, senza rendersi conto
che fosse
lui stesso. Solo dopo un po' si accorse che l'immagine riflessa
apparteneva a
lui e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell'amore, si
lasciò
morire struggendosi inutilmente. Osserviamo per un attiamo cosa fanno oggi
tutti quei
giovani, ma non solo i giovani, che muniti di smartphone viaggiano per turismo o
per
semplice necessità e sollevano continuamente l’apparecchio che hanno in
mano
all’altezza del viso per vedere riflessa la propria immagine su quel
piccolo
schermo, e riprodurla con uno scatto. Ciò che un tempo era una fotografia frutto
di un lungo
processo di lavoro, si è trasformata in una immagine riflessa che ha
preso il
nome inglese selfie e che come tale
domina nella vita comune e nei social media. Il fatto in se e per se non significherebbe
nulla se non
fosse il prodotto di un costume, su cui la sociologia ha tante belle
spiegazioni che fanno piacere al mondo politico e finanziario, al primo
per un controllo
sociale delle masse, al secondo per ovvi benefici. Ma ritornando al titolo del presente
articolo, tutto ciò che
cosa ha a che vedere con il narcisismo? E quale è il lato drammatico
del narcisismo
moderno? Perché i giovani di oggi sentono l’impellente bisogno di
riprodurre
continuamente la loro immagine in un apparecchio elettronico che
sostituisce,
con tutta evidenza, lo specchio d’acqua del mito greco? Immagine che
comunque è
destinata a finire nel repertorio dei consumi e delle cose inutili? «Nel simbolismo dei miti», dice H. Zimmer
nel suo “Miti e
simboli dell’India” «immergersi
nell’acqua significa addentrarsi nel mistero della māyā, andare alla
ricerca
del segreto ultimo della vita. Quando Nārada, il discepolo umano,
chiese che
gli fosse insegnato questo segreto, Vishnù non svelò la risposta con
alcuna
formulazione o espressione verbale. Si limitò invece ad indicare
l’acqua come
elemento iniziatico». Pertanto riflettersi su uno specchio d’acqua
significherebbe
negarsi al “segreto ultimo della vita” e analogicamente specchiare la
propria
immagine sul visore di un telefono cellulare significherebbe la stessa
cosa.
Concludiamo quindi che ci troviamo di fronte a una forma di negazione
della
vita e cioè di se stessi da parte dei giovani di oggi. Ma questo è solo il lato esteriore, quello
visibile del
problema. La più grave negazione non è quella della
parte riflessa,
anche se la negazione di se stessi maschera una forma di nichilismo che
è stata
da sempre una caratteristica della giovane età, e che nell’epoca
moderna ha
assunto un carattere più che distruttivo, distruttivo non solo della
propria
immagine ma di tutti i valori legati alla vita e al sé superiore. Il
fatto di
vivere in una società a forte valenza tecnologica e materialistica, se
dal lato
scientifico è considerato un progresso, dal lato strettamente umano e
spirituale è il più tragico regresso che la storia umana registra. Sembrerebbe di trovarsi in presenza di un
demone che ha
fatto tante concessioni da un lato esigendo dall’altro un pesante
prezzo da
pagare. Si tratta di vedere se il costo/beneficio, cioè se il prezzo
pagato
vale il beneficio ottenuto. Nessuno si aspetta una risposta definitiva,
ma possiamo
approssimarci ad essa con ragionevole certezza, partendo da alcuni
punti fermi
che solitamente sono ignorati non solo dai soliti psicologi e dai
religiosi, ma
da persone già spiritualmente mature che navigano nel buio più assoluto
e che
non riescono a interpretare i fenomeni della vita moderna. Per un’approssimazione ragionevole, torniamo
a confrontarci
col mito di Narciso e ci accorgeremo che il mito occulta e nello stesso
tempo
ri-vela profondità dell’animo e della natura umana solitamente ignorate
e
inesplorate. I giovani, innamorati perdutamente delle
loro immagini e
della superficialità riflessa delle cose hanno perso il contatto con il
mondo
interiore, con la solidità esistenziale, con la conoscenza di se
stessi, si
comportano come se l’esistenza fosse un selfie
ossia una immagine effimera e precaria che ad un semplice
tocco del dito si
dissolve nel nulla e in quella dissoluzione precipita e scompare anche
il loro
fragile essere. La loro lontananza dalle cose vere e profonde e
soprattutto da
se stessi li trasforma in creature banali, vuote, infatuate del mondo
instabile
e caduco che ruota intorno a loro. E’ l’apoteosi del nichilismo assoluto,
vediamo giovani che
credono di avere tutto, in realtà non hanno nulla, quantomeno nulla di
ciò che
conta davvero e quando arriva il momento della verità e del confronto
col mondo
reale, cercano il compromesso su tutto e la loro esistenza prende il
corso di
un relativismo senza fine. Tutti i
grandi valori legati alla divinità, alle tradizioni, all’interiorità
dell’essere
vengono trattati con sufficienza e superficialità, alla stregua di
quello
stesso selfie che negli anni della
gioventù li aveva tanto sedotti e ingannati. Ben diversa era la posizione dell’uomo
integrale descritta
in un questo straordinario aforisma del Corpus Hermeticum: “…. se non ti fai simile a Dio, non potrai
capire Dio;
perché il simile non è intelligibile se non al simile. Innalzati a una
grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo;
sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai
Dio.
Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di
comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni
essere
vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso
della
più abissale profondità. Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che
è
creato, del fuoco e dell'acqua, dell'umido e del secco, immaginando di
essere dovunque,
sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di
trovarti nel
grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là
della
morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme,
tempi,
spazi, qualità, quantità, potrai comprendere Dio. (Corpus Hermeticum
XI)”. Di certo l’uomo moderno è lontano un abisso
dall’essere
descritto nel magico testo del Trismegisto, ma non vogliamo perdere le
speranze
e ci auguriamo che i giovani prendano coscienza della futilità di certe
azioni
e di certe cose e si avviino pian piano sulla strada della reale
conoscenza
scientifica elaborata nell’athanor spirituale che non ha mai separato
la grandezza
dell’anima dalle necessarie leggi della materia. Salilus |
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ultimo aggiornamento gennaio
2019
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